Un sabato sera al centro storico di Napoli

Sabato sera ci siamo imbattuti nella giungla peggiore di tutte. Persone urlanti, fiumi di gente, motorini ruggenti, odori avvolgenti, piccole esplosioni e altri rumori molesti creavano l’atmosfera tipica del sabato sera nel centro storico di Napoli, a metà tra una piccola Baghdad e la movida di Ibiza in piena estate. Benché di solito ci teniamo alla larga da questo tipo di avventure così spinte e oltre i nostri limiti, ieri abbiamo deciso di immolarci per una giusta causa: mostrare la città a un nostro amico straniero. Inutile dire che, quanto a folklore, il centro storico di Napoli dà il meglio di sé il sabato sera, assumendo sfumature che di giorno si colgono di meno.

In questo clima particolare, abbiamo deciso di portare il nostro amico alla pizzeria Decumani piuttosto che dal solito Sorbillo, sperando di evitare una fila troppo lunga. Purtroppo però, la partita di turno e la mole di gente non ci hanno aiutato e ci siamo ritrovati ad aspettare comunque la bellezza di un’ora e mezza. Dopotutto cosa aspettarsi da un sabato sera a via dei Tribunali? Di conseguenza, ci siamo armati di santa pazienza e abbiamo deciso di fare una passeggiata, dalla quale è scaturita una bella pizza fritta di Zia Esterina di Sorbillo per placare prima di tutto gli animi e poi anche gli stomaci. D’altra parte, anche qui l’attesa è stata lunga, poiché tra la fila per pagare e quella per ricevere quel gustoso insieme di calorie sono passati i primi 50 minuti. Tempo ben speso visto che questa pizza bollente, filante e semplicemente perfetta nella sua semplicità ci ha conquistati come al solito dal primo boccone. Ricotta, cigoli, provola e pomodoro spolverati con il pepe e racchiusi in un impasto fritto tanto leggero e sottile, quanto pesante da digerire.

 

Una volta assopita leggermente la nostra fame, abbiamo continuato la nostra lunga attesa nello scenario selvatico all’esterno della pizzeria, accanto a una delle entrate di Napoli Sotterranea. 

Il nostro amico straniero è rimasto alquanto incuriosito da questa usanza delle file infinite, e ci ha chiesto perché non potessimo pagare per entrare. Paese che vai, usanza che trovi. Altra sua incredulità è derivata dalle potentissime urla della cameriera (all’altezza di una vera cantante lirica), che chiamava i clienti in lista d’attesa, e dalla vista dei bicchieri di plastica sul nostro tavolo, al suo sguardo poco adatti a un locale.

Una volta entrati, ci siamo sacrificati con una frittura italiana a puro scopo conoscitivo del nostro amico, il quale ha ben apprezzato la frittatina di pasta e il supplì, mentre non ha capito perché trasformare delle verdure salutari in vere bombe caloriche friggendole.
Dopo avergli spiegato che la frittura fa parte del vero animo napoletano e che solo chi ha uno stomaco sincero può veramente apprezzarla, abbiamo ordinato le pizze. Due margherite, una diavola e una Patanella in due (lo so, non è da noi…però la pizza fritta come antipasto ha influito sul nostro solito andamento) hanno accompagnato la nostra piacevole serata, piacevole purtroppo non grazie alle pizze. Infatti, sebbene buona, la pizza non ha convinto la maggior parte di noi, a cui non è piaciuto l’impasto. Ovviamente, trovandosi a via dei Tribunali, si parla sempre di una pizza oltre la sufficienza e pertanto non abbiamo rischiato brutte figure con il nostro amico. Per chi se ne intende, tuttavia, l’asticella dei Decumani è un po’ più in basso rispetto a quella di altre pizzerie della zona.


La serata è poi continuata tra chiacchiere e tante gaffe in inglese – per fortuna la lingua dei gesti si è rivelata ancora una volta la più efficiente di tutte- in attesa del conto, risultato infine di 47, 50 euro, ossia 9,50 euro a testa. Tutto sommato nella media, considerato che abbiamo preso tre coche, due acque, una frittura e quattro pizze in cinque.

Infine, abbiamo terminato la nostra serata recandoci a uno dei tanti baretti invisibili di giorno ma frequentatissimi di sera, che adornano via San Sebastiano. Qui, il nostro amico ci ha offerto un cicchetto di Sambuco tra gli schiamazzi degli esemplari più tipici del sabato sera napoletano e un olezzo di cannabis, che per quanto spiacevole per chi non fuma, ha forse contribuito a rallegrare la serata.

In conclusione, da provare almeno una volta nella vita per scoprire un lato nascosto della città, preparandosi però a infinite attese, fracasso e motorini travolgenti.

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